sabato, febbraio 27, 2010
LA CITTA' DEGLI UNTORI

Il protagonista di questo intenso saggio in forma di narrazione di Corrado Stajano si aggira sgomento per le strade di una città che vorrebbe amare, che nella sua storia è stata anche amabile, ma che nell'oggi sembra solo respingere: Milano. In questo peregrinare la realtà contemporanea dischiude il suo passato e Milano diventa il centro concreto e insieme emblematico di un cupo trascorrer di tempi. La città lucente di acque magnificata da Bonvesin da la Riva si trasforma nella "città degli untori" e dalla peste rimane contagiata per sempre; un susseguirsi ininterrotto di oscene violenze connota la storia di Milano fino a piazza Fontana e agli anni del terrorismo e dei servizi segreti infedeli. Alla violenza si accompagnano poi la decadenza della borghesia, parallela alla drammatica e quasi repentina fine della classe operaia, il tramonto del cattolicesimo democratico, che pure a Milano aveva radici profonde fin dagli anni del modernismo, e - nuova peste - la corruzione. Qui nasce il fascismo, qui gli ideali storici del socialismo si barattano per cupidigia, qui trovano terreno grasso il prevaricante populismo berlusconiano e l'assordante grettezza leghista. Allora la peste, nella sua realtà storica e nella sua valenza simbolica di morbo morale, che avvelena la vita delle persone e delle cose, diventa la chiave di lettura che attraverso stratificazioni storiche e metamorfosi di costume può cogliere una lunga durata di vergogna e sofferenza.
martedì, febbraio 02, 2010
SANT AMBROGIO E L'INVENZIONE DI MILANO

Ambrogio, vescovo della città di Milano, viene festeggiato il 7 dicembre; in memoria della sua nascita viene dedicata la première musicale al Teatro alla Scala; in quei giorni si inaugura in suo onore la fiera degli 0 béj o béj, le persone meritevoli vengono premiate con l'Ambrogino d'oro, una moneta su cui è riprodotto il ritratto del santo, e a lui è persino dedicato un piatto. Nonostante questo non si sa molto di sant'Ambrogio. Da dove viene? Dove nasce? Come si è fatto vescovo? Per quale motivo era rispettato e temuto sia dai barbari germanici che dai sapienti greci? Dario Fo, in modo del tutto originale, ci racconta di quest'uomo che all'età di trentacinque anni circa si ritrova con sua meraviglia acclamato vescovo e implorato dalla popolazione ad accettare, a buttare alle ortiche l'abito di uomo del potere imperiale (amministratore, giudice, governatore, cioè al culmine della carriera), a calzare la stola e a impugnare il bastone del pastore d'anime. Ci racconta di come Ambrogio, che prima del gran volo non professava alcuna fede, completamente estraneo al problema religioso, si sia buttato nel nuovo ruolo con un impegno e una passione stupefacenti. Di come abbia rischiato di essere ammazzato decine di volte, di come abbia sollevato la gente contro l'imperatore e contro la trivialità dei ricchi
SONNY BOY

CI SONO DELLE VITE CHE, RACCONTATE, SEMBRANO DEI ROMANZI. CI SONO dei romanzi che narrano di vite così straordinarie da sembrare prodotto di pura invenzione. “Sonny boy” della scrittrice olandese Annejet van der Zijl è uno di questi romanzi, soltanto che le vicende narrate sono tutte realmente accadute- è uno di quei casi in cui la realtà supera la finzione e le vite dei protagonisti sono di fatto dei veri romanzi di per sé. Inizia e finisce con un’immagine d’acqua, il romanzo “Sonny boy”: nel 1923 un ragazzo nuota nelle acque del fiume Suriname, a Paramaribo, la Perla dell’Ovest, una delle città più belle del Sudamerica; il 3 maggio 1945, ultimo giorno di guerra, quel ragazzo diventato ormai uomo ed emigrato da quasi vent’anni in Europa, nuota nel gelido Baltico per salvarsi la vita, dopo che gli aerei inglesi hanno bombardato la nave tedesca carica di ex deportati. Waldemar Nods è ancora un ottimo nuotatore, riesce a raggiungere un’isoletta- per essere falciato da un mitra tedesco. Quello che avviene tra queste due date è una storia di coraggio e di amore, e il coraggio e l’amore non sono due virtù che si esauriscono in un ambito ristretto e in un tempo limitato, anzi, sembrano trovare nuove riserve ogniqualvolta è necessario. Il Suriname da cui Waldemar proviene era una colonia olandese- e questo spiega perché il giovane sia andato in Olanda a studiare. Perché, per un fenomeno di mitizzazione comune in tutte le colonie, l’Olanda era una sorta di lontana madre-patria; tutto quello che di più si poteva ambire nella vita si poteva ottenere soltanto in Olanda, studi, cultura, educazione, denaro. Non poco per chi discendeva da degli schiavi, come Waldemar. E questo, il passato schiavista degli olandesi di cui non si ama parlare, è uno dei punti della storia su cui è interessante riflettere, come un’anticipazione di quello che accadrà in seguito. In ogni modo non deve essere stato facile per un giovane di colore ambientarsi in un paese come l’Olanda dove la sua diversità era subito apparente- per non parlare del clima o del colore dell’aria e dell’acqua, o della vegetazione. E’ naturale che Waldemar si sia innamorato di Rika, la donna presso cui aveva una stanza in affitto. Chi si è innamorato di chi, per primo? Il ventenne e affascinante Waldemar che si sentiva solo o la quarantenne madre di quattro figli e separata dal marito, ma così piena di vita e di una bellezza chiara e morbida? Il figlio dell’amore avrebbe avuto la pelle scura, grandi occhi blu come la madre e grossi riccioli neri come il padre: era lo scandalo. Una storia di amore e di coraggio, dicevamo, e certo la personalità trainante tra i due è quella di Rika: è facile immaginare le offese che dovette sopportare, lei, cattolica, sposata con figli già grandi. Dopotutto una bianca che si era messa con un nero. Eppure Rika non si perse mai d’animo, continuando a scrivere lettere ai figli che l’avevano rifiutata, industriandosi per guadagnare aprendo una pensione dopo l’altra, ingrandendosi. Fino alla guerra e all’occupazione tedesca, quando inizia l’ultimo atto di queste due vite eccezionali. Perché Rika e Waldemar nascondono degli ebrei, verrà fatta una delazione, finiranno in due campi di concentramento. Chi vuol sapere qualcosa di un evento storico deve leggere biografie, e non le biografie di statisti, bensì quelle troppo rare della gente sconosciuta- dice la citazione in prima pagina. Non ci resta altro da aggiungere, salvo sottolineare che c’è, a metà libro, un bellissimo inserto di fotografie a cui il nostro occhio ritorna durante e dopo la lettura: ci assicurano che sì, tutto quello che abbiamo letto è accaduto. Che sono esistite delle persone così.Annejet van der Zijl
lunedì, febbraio 01, 2010
IL SEGRETO DELLA TOMBA D'ORO

Si sa che i Radcliffe non si spostano mai da soli, soprattutto se la meta del viaggio è un promettente sito archeologico. È quindi normale che Amelia, suo marito Radcliffe, il precocissimo figlioletto Ramses e la loro affascinante pupilla Nefret si ritrovino sul Nilo, a bordo della loro barca, intenti a preparare una spedizione che li condurrà a Tebe e soprattutto alla tomba che ospita le spoglie mortali - e gli inestimabili tesori - della regina Tetisheri. Un po' meno normale è la morte improvvisa, per avvelenamento, di uno strano personaggio che aveva avvicinato Amelia a Luxor, sostenendo di conoscere il luogo esatto del sepolcro della regina. E per nulla normale è la gragnuola d'imprevisti che si abbatte sulla compagnia una volta giunta a Tebe: caldo infernale, pipistrelli inquietanti, ladri e manigoldi assortiti, turisti rompiscatole, giornalisti ficcanaso... per non parlare di un mercante d'arte dalla stazza di un ippopotamo e di una governante che tutto fa tranne governare. A onta delle difficoltà, lo scavo sembra procedere verso l'esito sperato, quando prima Ramses e poi Nefret scompaiono misteriosamente nel nulla...