sabato, febbraio 05, 2011
IL NOSTRO TRADITORE TIPO

Perry e Gail, lui insegnante idealista a Oxford, lei avvocato rampante: una coppia di fidanzati inglesi in vacanza nello scenario da sogno di Antigua, nei Caraibi. E un russo di nome Dima, rozzo eppure magnetico, che possiede una tenuta sull'isola. Un incontro destinato ad avere conseguenze inimmaginabili per i due giovani, quando il russo chiede a Perry di giocare a tennis con lui è solo una normale partita quella che si svolge alle sette di mattina davanti agli occhi stralunati di Gail e alla più strana accozzaglia di persone che le si sia mai parata davanti? Chi è veramente questo russo carismatico che ostenta amicizia e giovialità nei confronti della giovane coppia? E, soprattutto, cosa vuole da loro? L'esito della partita di tennis andrà ben oltre il risultato. Ha inizio un'avventura che vede i due fidanzati coinvolti dai servizi segreti inglesi e dal "riciclatore numero uno al mondo" di denaro, dapprima chiusi in un asfissiante seminterrato, poi spettatori della finale del Torneo del Roland Garros a Parigi e infine catapultati in uno chalet sulle Alpi svizzere. La posta in gioco è alta: volti nuovi della mafia russa cercano una propria "rispettabilità ufficiale" nei mercati di tutto il mondo, intrecciando i loro affari con quelli delle multinazionali e inevitabilmente con le politiche degli Stati sovrani. John le Carré reinventa il romanzo di spionaggio, strappandolo alle sue definizioni classiche
AL MIO GIUDICE

L’impulso incontrollabile della vendetta, un omicidio che costringe alla fuga notturna, oltre confine. Un crimine non premeditato che trasforma un brillante esperto di sicurezza informatica in un assassino. Comincia così la confessione di Luca Barberis, nella prima di una lunga serie di e-mail indirizzate a un insolito interlocutore, Giulia Ambrosini, il giudice incaricato della sua cattura.
Attraverso queste lettere Luca rivela la sua storia, scandisce il ritmo dell’indagine e la arricchisce di inaspettate deviazioni, rimettendo al giudizio di Giulia l’invisibile rete di potere fondata sull’inafferrabilità dei sistemi bancari informatici e la spregiudicatezza della finanza on line. È da questo meccanismo che Luca si è lasciato stritolare, cadendo nella trappola di speculatori rapaci e senza scrupoli.
La promessa di un contratto da capogiro, l’iniziazione alla bella vita e ai suoi status symbol: esche fin troppo appetibili per un trentenne figlio della Torino operaia. Ma il mondo del potere è un territorio chiuso e Luca si ritrova a essere una pedina senza valore. Quando la trappola scatterà l’istinto della vendetta non potrà che avere la meglio, costringendolo a rinunciare agli affetti, alla speranza, perfino al proprio nome.
Dalle periferie francesi ai quartieri a luci rosse di Amsterdam, un percorso devastante che Luca racconta nelle sue lettere, mentre i retroscena del suo crimine rivelano una storia inaspettata, in cui il confine fra vittime e carnefici sfuma in un drammatico ribaltamento.Dopo le incursioni nel passato dei suoi precedenti romanzi, con Al mio giudice Alessandro Perissinotto, vero e proprio autore rivelazione, ha scelto di guardare l’Italia di oggi in un libro che non è solo un giallo trascinante, ma anche un feroce attacco al lato oscuro della new economy, un monito attuale, duro e disincantato che mette in guardia dall’euforico miraggio della ricchezza a ogni costo.
Con la lucida amarezza del maestro Simenon, Perissinotto ha creato un congegno narrativo implacabile, che scova l’umanità nella voce di un assassino, lasciando affiorare le inquietanti ragioni del male.
Attraverso queste lettere Luca rivela la sua storia, scandisce il ritmo dell’indagine e la arricchisce di inaspettate deviazioni, rimettendo al giudizio di Giulia l’invisibile rete di potere fondata sull’inafferrabilità dei sistemi bancari informatici e la spregiudicatezza della finanza on line. È da questo meccanismo che Luca si è lasciato stritolare, cadendo nella trappola di speculatori rapaci e senza scrupoli.
La promessa di un contratto da capogiro, l’iniziazione alla bella vita e ai suoi status symbol: esche fin troppo appetibili per un trentenne figlio della Torino operaia. Ma il mondo del potere è un territorio chiuso e Luca si ritrova a essere una pedina senza valore. Quando la trappola scatterà l’istinto della vendetta non potrà che avere la meglio, costringendolo a rinunciare agli affetti, alla speranza, perfino al proprio nome.
Dalle periferie francesi ai quartieri a luci rosse di Amsterdam, un percorso devastante che Luca racconta nelle sue lettere, mentre i retroscena del suo crimine rivelano una storia inaspettata, in cui il confine fra vittime e carnefici sfuma in un drammatico ribaltamento.Dopo le incursioni nel passato dei suoi precedenti romanzi, con Al mio giudice Alessandro Perissinotto, vero e proprio autore rivelazione, ha scelto di guardare l’Italia di oggi in un libro che non è solo un giallo trascinante, ma anche un feroce attacco al lato oscuro della new economy, un monito attuale, duro e disincantato che mette in guardia dall’euforico miraggio della ricchezza a ogni costo.
Con la lucida amarezza del maestro Simenon, Perissinotto ha creato un congegno narrativo implacabile, che scova l’umanità nella voce di un assassino, lasciando affiorare le inquietanti ragioni del male.
L' ULTIMA NOTTE BIANCA

E' trascorso un anno da quando Anna Pavesi ha dato una svolta decisiva alla propria vita: da psicologa delle tossicodipendenze è diventata esperta nella ricerca di persone scomparse, da torinese è diventata bergamasca d’adozione, da moglie tradita è tornata a essere single. È trascorso un anno, ma a risucchiarla nel passato è proprio la sua nuova professione: una sua ex collega le chiede di occuparsi della scomparsa di un’educatrice, Germana. Germana ha trentacinque anni e lavora a Torino, con i tossicodipendenti, fornendo loro siringhe e preservativi, aiutandoli con le terapie al metadone, cercando di “ridurre il rischio”, di non farli crepare. La notte del 9 febbraio 2006, mentre la città vive la grande euforia delle Olimpiadi invernali, Germana abbandona il centro di accoglienza mobile dove è di servizio e sparisce nel nulla. E Anna si ritrova all’improvviso in mezzo a tutto ciò che aveva cercato di dimenticare; si ritrova nella sua città di un tempo, nella casa che aveva condiviso con il marito, tra i fantasmi di vecchie amicizie e di vecchie conoscenze professionali. Così, forse confusa, forse sopraffatta dai ricordi, non si accorge che la soluzione è fin troppo evidente, che tutto è già scritto dall’inizio. Come al solito, però, più che scoprire, ad Anna interessa capire: capire cosa è successo, certo, ma anche capire la misteriosa esistenza di chi, ostinatamente, continua a stare ai margini, la misteriosa esistenza di chi lega la propria vita a una dose, o alla strada, o alla compagnia di un cane. La grande festa olimpica raggiunge il suo culmine nella notte bianca del 25 febbraio; un milione di persone in piazza: tra loro c’è Anna e c’è qualcun altro che non è lì per festeggiare. Dopo il successo di Una piccola storia ignobile, Alessandro Perissinotto ci racconta un nuovo e crudo episodio della vita di Anna Pavesi, la psicologa — investigatrice suo malgrado — che con la sua grinta, la sensibilità ma anche il suo carico di paure e umane debolezze, ha già toccato il cuore di migliaia di lettori.
L' ORCHESTRA DEL TITANIC

Dicono che durante il naufragio l'orchestra del Titanic abbia suonato fino all'ultimo, in un'atmosfera di irreale serenità; la stessa irreale serenità che regna al villaggio Calypso di Djerba, anche dopo che Aurora, una turista tra le tante, ha infilato un coltello nella gola di un animatore. Aurora soffre di disturbo bipolare, alterna continuamente depressione e fasi maniacali, è imbottita di psicofarmaci e non ricorda nulla, solo il cadavere accanto a sé e il gesto brutale con cui, dopo, ha cercato di uccidersi tagliandosi le vene: inchiodata al suo letto d'ospedale, piantonata dalla polizia tunisina, non sa capire e non sa spiegare. Per questo sua madre interpella Anna Pavesi, perché Anna, che si ostina a definirsi semplicemente psicologa, è ormai anche una detective e soprattutto è una che sa entrare nella mente di chi uccide. Perché Aurora ha afferrato quel coltello? Perché ha affondato la lama nel collo dell'uomo fino a recidergli la giugulare? Era in condizione di intendere e di volere? C'è stata provocazione o semplice, tragica follia? Per rispondere a queste domande Anna dovrà entrare negli ingranaggi di quella macchina da divertimento che è il villaggio, capire cosa si nasconde dietro la mascherata dei karaoke, degli spettacoli, dei giochi in spiaggia. Ma il filo rosso verso la verità potrebbe iniziare più lontano, nei caffè di Houmt Souk, tra un tè alle mandorle e un narghilè. Oppure ancora più in là, nei paesi perduti nel nulla, ai confini del deserto libico, tra i contrabbandieri di armi e di benzina